Gli svantaggi della moderna produzione di biodiesel


Oggi sono in molti a elencare i benefici dei biocarburanti. Se vuoi saperne di più su che cos’è il biodiesel puoi leggere il nostro articolo in merito. In ogni caso, molti di noi ancora non sanno che i metodi utilizzati oggi per produrre biodiesel non sono affatto sostenibili. La sua produzione potrebbe essere infatti un’arma a doppio taglio, soprattutto se condotta impropriamente.
Le problematiche odierne legate alla produzione di biodiesel
Oggi il problema più rilevante riguarda il tipo di materia prima utilizzata per la produzione di biodiesel. L’assurda logica di un mondo governato esclusivamente da forze economiche finisce per far sì che più del 95% del biocarburante sia prodotto a partire da olio commestibile. Questo è un punto importante, poiché il fatto che i terreni adatti alle colture di olio sono limitati, porta a una forte competizione fra l’industria alimentare e quella di biocombustibile [1].
In un mondo in cui ci si aspetta che la popolazione aumenti fino a 10 miliardi entro il 2050, è evidente che utilizzare specie vegetali commestibili e terreni coltivabili per la produzione di biofuel non sia una scelta sostenibile.
Per questa ragione, la produzione su larga scala di biodiesel a partire dall’olio commestibile potrebbe portare a un disequilibrio nel mercato alimentare globale fra domanda e offerta, a scapito di quest’ultima [2].
Per ottenere il biodiesel, gli oli vegetali (di soia, di girasole, di palma) o i grassi animali (soprattutto da bovini e suini) sono sottoposti a una reazione chimica detta transesterificazione. Questo processo chimico prevede l’uso di alcoli di uso comune come il metanolo o l’etanolo. L’etanolo si trova comunemente nelle bevande alcoliche ed è oggi prodotto su larga scala a partire dallo zucchero (e in particolare dalla canna da zucchero soprattutto brasiliana) o dall’amido (proveniente soprattutto dal granturco statunitense). Poiché queste materie prime possono essere anche utilizzate come cibo o foraggio, sono sorti ulteriori conflitti fra l’industria alimentare e quella del biofuel.
Possibili soluzioni
Per prevenire i disequilibri del mercato, è necessario evitare gli aumenti del prezzo dell’amido e delle altre materie prime. Una soluzione potrebbe essere quella di ridurre il consumo mondiale di carne, in modo da mitigare così i contrasti con l’industria alimentare. (Se vuoi ispirarti con ricette vegane dai un’occhiata alla nostra sezione di ricette salutari).
Allo stesso tempo, per ridurre i problemi associati alla conversione del cibo in combustibile, sono necessarie altre materie prime, che non siano commestibili.
Una delle soluzioni più interessanti consiste nell’uso come materia prima della biomassa lignocellulosica, termine che fondamentalmente si riferisce a scarti secchi derivanti da vegetali, che formano per l’appunto una biomassa composta da cellulosa, emicellulosa e lignina. La biomassa lignocellulosica è la materia prima più diffusa che l’uomo può trovare per produrre biocombustibile.
Quando parliamo di biomassa lignocellulosica stiamo parlando infatti di materia vegetale disidratata, come per esempio residui boschivi (alberi, rami, fogliame, radici provenienti dalla manutenzione delle foreste), residui agricoli (paglia derivante dalla trebbiatura dei campi di cereali), residui solidi urbani (rifiuti alimentari e scarti dei giardini domestici) e scarti del processamento industriale di alcuni alimenti. Questi materiali sono molto diffusi e a basso costo e il loro alto contenuto in cellulosa ed emicellulosa li rendono una perfetta fonte di etanolo [3].
Ottimizzare l’uso degli scarti boschivi potrebbe mitigare un altro importante problema correlato alla moderna produzione di biocarburanti. Infatti la più alta domanda di biodiesel spinge le compagnie a trovare ulteriore terra coltivabile, conducendo pertanto ad un aumento della deforestazione, soprattutto in Malesia, Indonesia e Brasile [1].
L’esempio brasiliano
La produzione brasiliana di biocombustibile è basata sulla coltivazione della canna da zucchero, ed è generalmente definita come “sostenibile”. Tuttavia, gli effetti dell’uso indiretto della terra sono stati valutati come deleteri, poiché in realtà gli svantaggi superano i vantaggi che derivano dalla sostituzione del petrodiesel con il biodiesel [4, 5].
Dove dovremmo concentrare le nostre forze in futuro?
L’uso della biomassa, sia nel settore energetico che in quello dei trasporti, promette numerosi vantaggi ambientali. Può sostituire i combustibili fossili fino a ridurre l’effetto serra e smaltire la CO2 atmosferica con la fotosintesi.
Le monocolture estensive, anche se per la produzione di biomassa, continuano a essere una seria minaccia per il delicato equilibrio ambientale.
La biomassa deve essere prodotta in maniera sostenibile, evitando lo spreco delle già scarse risorse idriche, di energia, di nutrienti e prestando attenzione alla terra e alla quantità di pesticidi utilizzati.
L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha considerato il legno massiccio come la migliore opzione [6].
Anche la canapa potrebbe essere un’interessante opzione in quest’area grazie al suo alto contenuto di cellulosa, comparabile a quello del legno massiccio, e grazie anche al suo ciclo di crescita estremamente più rapido [7]. Se vuoi approfondire il tema della Cannabis come materia prima per i biocombustibili, puoi leggere il nostro articolo “La canapa come fonte di biofuel”
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